31.3.07

Murdock... sono io che vengo a prenderti.

Personalmente sembra ieri l'interminabile attesa davanti all'Excelsior, per mano ad un ironicamente scettico Libero, fremente, nel mio candido immaginario di fanciullino strapazzato dal catechismo yankee reaganiano, per l'imminente vendetta di John Rambo in terra vietnamita.
O il primo capitolo della saga: commovente, poetico quanto il primo Rocky, entrambe straclassiche seconde serate di Rete 4, agognati strappi alla regola del "a letto per le 9 e mezza".
Ma adesso che all'anagrafe siamo ometti, pur se nel cuore incorregibili bimboni, non dovrebbe stupirci che pecunia non olet, nemmeno per gli eroi della nostra (eterna) fanciullezza.
Non resta che rifugiarci, allora, nel sempre più ricorrente "vogliamo ricordarcelo così!".



30.3.07

Cento! Cento! Cento!





















Il momento è Ok per il signor...Carlo Acerbooo!!!



E bravo il nostro sodomita! (Richard Burton? Sì, lui!)

Per dovere di cronaca, ricostruiamo brevemente i fatti:
dopo la gargantuesca cena di saluto al buon Sgalder, nuovamente emigrante
nel Nuovo Mondo, qui in Cofferatigrad mi giungono voci discordanti. Il Nano
si laurea a maggio - versione astutamente divulgata dal Cane Carlo medesimo -
... No! Valdo (scaltro come una faina) in facoltà ha controllato le date e il Nano
compare alla fine di marzo!

Il mistero s'infittiva...Quando, questa mattina, un evento che oserei definire epocale: mi giunge un sms nanico. Ripresomi dal comprensibile sconcerto per il fenomeno paranormale di cui sono appena stato testimone, decido di leggerlo: un laconico,
da consumato telegrafista, "100."

Al fin della fiera, credo converrete con me che l'unica morale che si possa trarre da tutta questa vicenda (o parabola..) sia che, avesse optato per una modalità diversa
di laurearsi, non sarebbe stato Lui.
Naturalmente, ora, una nuova avventura ci vedrà novelli Indiana Jones (nonchè un po' Cabrini..): il riuscire a farsi offrire almeno una tazza da quel, sempre ineccepibile,

agente della Cia (nonchè viveur, giocatore, gigolò, maestro di coltelli, discepolo di leve da Steven Seagal, esperto di esplosivi, tattiche...).

Avevi la pressione troppo alta, Bennet!

29.3.07

Siamo uomini o caporali?

Tempo fa, errando tra i budelli del ghetto ebraico di Bologna ed evitato d'un pelo l'arrotamento ad opera del dinamico duo di "ciclisti per caso" Syusy e Patrizio, mi ritrovai nella celebre piazzetta Marco Biagi. Brainstormin' d'obbligo, dunque, anche per fugare lo sbandamento erotico innescatomi dalla sempre ottima Syusy Blady.
Marco Biagi, lo stimato fido tecnico dell'allora ministro Maroni, freddato ancora in sella alla sua bici dalle (vecchie? nuove? mature?) Br.
Sì, insomma, quell'avanguardia rivoluzionaria, quei critici delle armi sempre così puntuali nell'uscire (o nell'esser tirati fuori) dalla naftalina alla bisogna: quando, ad esempio, sarebbe stata troppo ghiotta per farsela sfuggire, l'occasione di liquidare (Cavaliere in testa, manco a dirlo..) come terroristi milioni di lavoratori (suonava la carica il Cinese, che nostalgia...) non propriamente galvanizzati da una riforma del diritto del lavoro che, già si nasava, avrebbe segnato un ulteriore riavvicinamento allo ius medioevale.
E ripensai anche a quel servizio di Sortino delle Iene, cui vi rimando (www.iene.mediaset.it/video/video_2587.shtml), sul contratto di somministrazione, uno degli aspetti più gagliardamente attuativi dell'avveniristico istituto della flessibilità (errata corrige sul titolo del post: vi risulta, erroneamente, caporalato.) di cui l'ottimo Biagi buon'anima ci ha premurosamente onorati prima di cadere per mano della ferocia rivoluzionaria di quella rediviva minaccia alla giovine democrazia italiana.

Di seguito, per chi ne avesse voglia, un estratto del testo normativo che regolamenta
il cd contratto di somministrazione di manodopera.

La somministrazione di manodopera permette ad un soggetto (utilizzatore) di rivolgersi ad un altro soggetto appositamente autorizzato (somministratore), per utilizzare il lavoro di personale non assunto direttamente, ma dipendente del somministratore. Nella somministrazione occorre distinguere due contratti diversi:

  • un contratto di somministrazione, stipulato tra l'utilizzatore e il somministratore, di natura commerciale
  • un contratto di lavoro stipulato tra il somministratore e il lavoratore

Entrambi i contratti possono essere stipulati:

  • a tempo determinato
  • a tempo indeterminato

La somministrazione rientra nell'ambito delle esternalizzazioni delle attività di impresa, ed è diretta, da un lato, ad offrire alle aziende un nuovo ed efficiente strumento per procurarsi forza lavoro e, dall'altro, ad offrire particolari garanzie ai lavoratori somministrati.

Destinatari

  • Contratto tra somministratore e utilizzatore: la legge non pone limiti per la stipulazione del contratto da parte dell'utilizzatore. La pubblica amministrazione può stipulare soltanto contratti di somministrazione a tempo determinato. Il somministratore invece deve essere un'Agenzia per il lavoro debitamente autorizzata allo svolgimento dell'attività di somministrazione e iscritta nell'apposita sezione dell'Albo informatico
  • Contratto tra somministratore e lavoratore: il contratto di lavoro può essere stipulato da tutti i lavoratori

Settori

Il contratto di somministrazione a tempo indeterminato può essere stipulato per:

  • servizi di consulenza e assistenza nel settore informatico
  • servizi di pulizia, custodia, portineria
  • servizi di trasporto di persone e movimentazione di macchinari e merci
  • gestione di biblioteche, parchi, musei, archivi, magazzini e servizi di economato
  • attività di consulenza direzionale, assistenza alla certificazione, programmazione delle risorse, sviluppo organizzativo e cambiamento, gestione del personale, ricerca e selezione del personale
  • attività di marketing, analisi di mercato, organizzazione della funzione commerciale
  • gestione di call-center
  • costruzioni edilizie all'interno degli stabilimenti per installazioni o smontaggio di impianti e macchinari, per particolari attività produttive che richiedano fasi successive di lavorazione, (con specifico riferimento all'edilizia e alla cantieristica navale), per l'impiego di manodopera diversa per specializzazione da quella normalmente impiegata nell'impresa
  • in tutti gli altri casi previsti dai contratti collettivi di lavoro nazionali o territoriali stipulati da associazioni comparativamente più rappresentative dei lavoratori e datori di lavoro

Il contratto di somministrazione a tempo determinato può essere stipulato:

  • per far fronte a esigenze di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili all'ordinaria attività dell'utilizzatore (art. 20, Dlgs 276/2003)
  • per le "esigenze temporanee" indicate dalle clausole dei contratti collettivi che avranno efficacia fino alla loro naturale scadenza (art. 86, Dlgs 276/2003)

Il contratto di lavoro a tempo determinato può essere prorogato, con il consenso del lavoratore e per atto scritto, nei casi e per la durata prevista dal contratto collettivo applicato dal somministratore.

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Il contratto tra utilizzatore e somministratore deve avere forma scritta e contenere alcune specifiche indicazioni.
Non sono previsti requisiti specifici per il contratto di lavoro che lega il somministratore e il lavoratore: la forma deve essere quella prevista per la tipologia contrattuale applicata.


Trattamento economico e normativo


I lavoratori dipendenti dal somministratore hanno diritto alla parità di trattamento economico e normativo rispetto ai dipendenti di pari livello dell'utilizzatore, a parità di mansioni svolte.
L'utilizzatore è obbligato in solido con il somministratore a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi e i contributi previdenziali: pertanto se il somministratore non dovesse versare il dovuto al lavoratore questo può richiederlo all'utilizzatore, che è obbligato a corrisponderlo. In caso di contratto di lavoro a tempo indeterminato è previsto da parte del somministratore il pagamento di un'indennità la cui misura viene determinata dal contratto collettivo di riferimento e non può essere inferiore alla misura di 350 euro mensili, secondo quanto previsto da decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
Il contratto di lavoro a tempo indeterminato è soggetto alla disciplina generale dei rapporti di lavoro prevista dal codice civile e dalle leggi speciali. Il contratto può essere stipulato anche a
tempo parziale.
Se il contratto di lavoro è stipulato a tempo determinato si applicano in quanto compatibile le disposizioni del contratto a termine (Dlgs 368/2001), con alcune differenze
:

  • il somministratore può concludere più contratti a termine con il lavoratore senza il rispetto di alcun intervallo di tempo
  • gli obblighi di informazione e formazione hanno una disciplina specifica per la somministrazione

È nulla ogni clausola che possa limitare, anche indirettamente, la facoltà dell'utilizzatore di assumere il lavoratore al termine del contratto di somministrazione. Il divieto può essere derogato a fronte di una congrua indennità per il lavoratore, secondo quanto previsto dal contratto collettivo applicabile al somministratore.

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27.3.07

Santo subito!

"Se credono di fermarmi con questi metodi non mi conoscono."


Il sostituto Pg di Milano, Piero De Petris, ha chiesto la condanna di Silvio Berlusconi a cinque anni al termine della sua requisitoria nel processo d'appello bis per la vicenda Sme. Anche il legale della Presidenza
del Consiglio ha chiesto la condanna dell'ex premier sostenendo che i giudici dovrebbero confermare la responsabilità penale di Silvio Berlusconi e li ha sollecitati a condannarlo ad un risarcimento di un milione e 100 mila euro a favore della Presidenza del Consiglio. Ma Berlusconi ha replicato con fermezza: "Se credono di fermarmi con questi metodi allora vuol dire che non mi conoscono".
Secondo il Procuratore generale, Berlusconi deve essere condannato per il reato di corruzione in atti giudiziari perché avrebbe partecipato alla corruzione del giudice romano Renato Squillante, e sarebbe dimostrato il suo "pieno coinvolgimento nei fatti".
In concreto, la corruzione di Squillante sarebbe avvenuta attraverso il cosiddetto bonifico Orologio. Si tratta di 434 mila dollari che, da un conto riconducibile alla Fininvest, sarebbero giunti all'ex capo dei Gip di Roma, Renato Squillante, attraverso un conto di Cesare Previti.
"Berlusconi è stato il motore primo - ha affermato il pg durante la requisitoria - nel contrastare De Benedetti per la conquista della Sme". A dimostrare la colpevolezza del leader di Forza Italia, ci sarebbero sia "elementi logici che fattuali".
Ma per i principali esponenti di Forza Italia processo e richieste di condanna sono frutto di una "persecuzione": "Sento il dovere in nome del primo partito italiano di rivolgere l'invito al Capo dello Stato - ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi - e ai vertici delle istituzioni democratiche a tener conto del fatto che siamo di fronte ad una continua, incessante, impressionante, decennale persecuzione politico-giudiziaria contro l'esponente politico prima presidente del Consiglio e oggi leader dell'opposizione".



26.3.07

Come a Filicudi, il bagno tutti nudi!

Maratona smutandata di collegiali americani.
Sono cose così che preservano il fascino di quel gran paese dai Bush di turno...
(Beato Callara...)

24.3.07

Eternal sunshine of the spotless mind

Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Eterna gioia della mente immacolata!
Accettata ogni preghiera ed abbandonato ogni desiderio.

Eloisa to Abelard, Alexander Pope


Una pillola dell'oblio. La fantasia del capolavoro di Michel Gondry che potrebbe diventare realtà. Le proprie ossessioni che svaniscono come svanisce un mal di testa.
Se qualcuno non l'ha desiderato, almeno una volta, beato lui... Ne invidierei tanto la corazza emotiva, quanto la fiducia nella funzione educativa dei traumi.
Dai più stupidi ai più crudeli.
Poi, però, credo che ingoierei la caramella magica.
Per vedere finalmente bruciare la brutta pellicola che mi scorre dentro.

23.3.07

Stupenda e misera città.

"Stupenda e misera città, che m'hai insegnato ciò che allegri e feroci gli uomini imparano bambini, le piccole cose in cui la grandezza della vita in pace si scopre."

Il pianto della scavatrice, Pier Paolo Pasolini


Fa bene un libro come questo "Vita precaria e amore eterno".
Specie di questi tempi, in cui gente come Moccia ed i suoi Sette metri sopra al cielo o Corona ed i suoi balli mascherati di troie e guardoni di regime, ci ricordano come la rovina dell'Italia siano proprio gli italiani. Noi italiani. "La borghesia più ignorante d'Europa" direbbe Orson Welles ne "La ricotta". Ex borghesia, ormai. Ma, in quanto ad ignoranza, attuale più che mai.
Personalmente ho trovato questo romanzo del giovane ('tacci sua, solo io non combino un ca...) Marco Desiati tanto sgradevole quanto necessario. Necessario, beninteso, per chi ancora veda nell'arte una funzione civile non puramente velleitaria. Ho citato Pasolini, in apertura, per conciliare i saporiti sbadigli montelliani e, più in generale, di chi mi accusa di voler vedere in ogni dove riferimenti al poeta di Casarsa.
In effetti la Roma qui evocata sembra tratteggiata, per livida impietosità, più dallo Scola ferocemente grottesco di "Brutti sporchi e cattivi" che dalla pietas pasoliniana de "Le ceneri di Gramsci". Ma, sarà la matrice cattocomunista da cui, volente o nolente, ancora non riesco ad emanciparmi, io in questo Martino trovo ancora un residuo d'umanità, in quel registrare, rabbiosamente ma dolorosamente, lo sfacelo che ha di dentro e d'intorno a sè.
L'autore non perde, poi, occasione per bastonare, attraverso il suo anti-eroe, quelli,
i comunisti. Gli idealisti morti di fame. Il padre in primis, che lo trascinava bambino, insieme ad altri sparuti disperati, a protestare contro la sudditanza Nato dell'Italietta a sovranità limitata. Più che ideologicamente, li detesta alla luce della loro clamorosa disfatta storica, e di quell'estetica della sconfitta in cui illusoriamente continuano a crogiolarsi. Ma, e qui già odo rimbombare i vaffa, io di materialisti storici come questo Desiati, vi sfido a trovarne. Altro che la polverosa retorica da sezione provinciale di partito d'un Parolaio Rosso, o le scene di lotta di classe al marzapane dei Violatori di zone rosse alla (che iddio vi maledica!) Casarini o Caruso di turno. Qua c'è, a mio vedere per carità, una bella equazione: precarietà economica = precarietà di vita (in ogni suo aspetto). Lascio a voi giudicare, ma a me ricorda terribilmente una formuletta poi tanto di moda su struttura e sovrastruttura elaborata un paio di secoli fa da un signore barbuto (Monte', non Babbo Natale! Quello non esiste, come te lo devo dì?).
Un romanzo a tesi, e sbattuta in faccia fin dal titolo. "In letteratura non c'è niente di peggio che
un'idea!" sentenziava quel genio criminale di Céline. Ed in effetti è spesso un limite,
ma di questo romanzo credo sia la forza.
Insieme a molto altro. Ma mai vi priverei del piacere di scoprirlo da soli...

22.3.07

21.3.07

SuperCiccio!


Berlino, 19 marzo - Sta commuovendo la Germania e le sue foto sono su tutti i media, ma il piccolo Knut sta anche suscitando le polemiche degli animalisti tedeschi. Knut è un cucciolo di orso polare, nato lo scorso dicembre allo zoo di Berlino. La mamma lo ha dato alla luce assieme a un fratellino ma poi li ha ignorati. L'altro cucciolo è morto; le autorità dello zoo hanno deciso di intervenire per allevarlo, un po' per compassione, un po' per salvare un esemplare di una specie rara.
Ma il piccolo Knut (peso alla nascita, 8,7 chili) secondo un attivista per i diritti umani avrebbe dovuto essere soppresso con una iniezione; sarebbe stato più rispettoso. "L'allevamento a mano non è adeguato alla specie, è una violazione delle leggi che proteggono gli animali" tuona l'animalista Frank Albrecht intervistato dal quotidiano Bild, che ha seguito la crescita del cucciolone. "Lo zoo deve ucciderlo". In verità, poi Albrecht ha parzialmente ritrattato. Lo zoo avrebbe dovuto lasciarlo morire: "allo stato naturale, sarebbe morto". Un caso simile è avvenuto in dicembre allo zoo di Lipsia e quel cucciolo fu soppresso subito. Ma ora che è in grado di nutrirsi da solo, uccidere Knut sarebbe altrettanto sbagliato.
Ci sono altri politici e animalisti più clementi. "Uccidere un animale non ha niente a che vedere con la protezione animal" dice Wolfgang Apel, a capo della federazione tedesca per la protezione degli animali. La politica verde Undine Kurth considera "inaccettabile" l'idea dell'eutanasia e Petra Pau, della Linkpartei (partito della sinistra), ricorda seccamente la tragica fine di Bruno, l'orso italiano che vagabondando nelle Alpi ebbe la sventura di passare il confine, e fu ucciso dai cacciatori bavaresi col consenso delle autorità preoccupate per il bestiame. "Berlino non è la Baviera. Knut sarà più fortunato di Bruno".
Altri animalisti si preoccupano per il futuro del cucciolo. "Non si può fare un animale da compagnia di un animale selvatico" commenta Ruediger Schmiedel, a capo della Fondazione degli Orsi.
Poi ci sono le opinioni dei veterinari dello zoo. Andre Schuele, che si occupa del cucciolo, scrolla le spalle. Il clamore sul caso, dice, "mi fa rabbia, Ma non vanno prese sul serio. Gli orsi polari rischiano l'estinzione. Un orsetto allevato col biberon potrà crescere e magari fecondare femmine in altri zoo". E intanto prevede che il piccolo comparirà in pubblico per la prima volta (finora ha solo posato per i fotografi) entro la settimana prossima. Fino allora, possiamo contentarci delle foto sul sito dello zoo: dove Knut beve dal biberon, fa il bagno, e gioca con palloni e orsacchiotti di peluche, forniti dai guardiani inteneriti.

(fonte: Corriere della sera)

20.3.07

Domani sì, adesso...Noo!!


La senilità pare sia la stagione dei bilanci. Ammetto di non aver brillato, in gioventù, per estro e fantasia straordinari...Ne' artisticamente (così fosse, ora sarei al fianco d'un Montelli in basco di velluto tra glutei marmorei, semovibili e non, dell'Accademia di belle arti bolognese), ne' calcisticamente (la spocchia liceale di certe - ormai vecchie - Signore di mia conoscenza, non mi sarebbe costata una fortuna in benzodiazepine), ne', ahimè, eroticamente (comincio solo ora a comprendere l'arcano significato di quei sornioni "Si dorme così bene, qui.." sussurrati, palpebra a mezz'asta, dalle fortuite malcapitate tra le mie coltri...). Ma l'astuzia - che il mio storico insegnante di matematica di IV ginnasio, tal Furcese Lello (ex campioncino interregionale dei medio massimi), definì con solennità salomonica "sottoprodotto dell'intelligenza" - a volte, va detto, mi ha assistito.
Ma, va altresì detto, dato che si parla al blog come si parla al confessore, è stata spesso pia illusione.
Il post cirelliano di oggi, sui libri a noi cari che spiccano il volo verso l'ignoto, mi ha ricordato dolorosamente le scaltre (credevo allora) tecniche di caccia che, il Vilco in amore, affinava in vista della stagione della riproduzione. Le malcapitate (generalmente non brillanti conversatrici nè intelletti, va detto) venivano inizialmente frastornate dalla rodatissima logorrea del suddetto, con banalità di sconcertante patetismo della serie "Sono sempre stato un introverso...Da adolescente alle ragazze vuote e superficiali preferivo un bel prato verde dove sdraiarmi a leggere...Ma sento che con te è diverso, che tu puoi capirmi...Che ne dici? Potremmo sdraiarci insieme su quel prato..."
Ed a volte su quei prati, o sofà, o sedili della Tempra padronale (Libero, se mai mi leggerai, invoco clemenza!) si sdraiavano davvero, perdio! E così, il vostro, scaltro come una iena ridens ma sotto sotto dal cuore di panna, pensava bene, a mò di riconoscimento per la disinvoltura sessuale esibita, di imprestare alle giovani ingenue testi di introduzione alla vita, alle sue contraddizioni, ai suoi interrogativi senza risposta...
Insomma, laide esche per garantirsi le loro future posizioni orizzontali.

Risultato? Se la memoria non mi tradisce, nell'ordine:
1) Tal Valentina di Pescara, "Cowboys and Indians" (2001)
2) Tal Marianna di Bolzano, "Diario di un'idiota emotiva" (2002)
3) Tal Novella di Piacenza, "I film di Pier Paolo Pasolini" (2004)
4) Tal Alessandra di Vasto, "Vietato obbedire" (2006)

"Ancora penso alle mie donne. Quelle passate, le presenti e le ricordo appena.",
cantava il buon Rino. In effetti ricordo, e sopratutto rimpiango, molto più i libri che quelle - stavolta è Elio - "giovani donne".
(Dei dischi, magari ne parliamo in un'altra occasione...Ho finito le benzodiazepine di cui sopra!)

19.3.07

Falco...di nome e di fatto!


L'uomo dal telefono incorporato, il teorico della coricata, Mr. 1/2 kg di sale nella pasta, lo storico concubino (ormai possiamo rivelarlo) della bella signora Spagna-Preti padrona di casa, lo psichiatra personale di Collosecco, l'incauto lanciatore di palle di neve (volevate giocarre?), il ritardatario olimpionico, il mago della pasta al forno, il filosofo del richiamino "biscotti e nutella" dopocena, il televideo-dipendente (ma solo nelle giornate di campionato e coppe), il guiness dei primati per il numero di fantacalcio in contemporanea, nonchè di valigie caricate sul Milano-Lecce... Quello del carrello del Conad per armadio, colui che cambia più unghie di alluci che mutande, che ignora a cosa serva la finestra del bagno, il pulcino della Cavallinese che con il suo estro illuminò le fosche notti padane, il compagno di tante (ma sempre troppo poche...) birrate/salsicciate (e del "buon pane"), di colazioni alle 13 circa insieme alla cara Luisa (scessàcciu...) - autrice del dessert ricotta e nutella -, mie personali cartoline di sole, mare, vento d'Africa salentini...
E potrei continuare per ore...
Pavma (stazione di Pavma), in data 15 marzo 2007, lo vede lacrimante - me stavi
a fa piange pure a me, te possino!! - Dottore/Ingegnere (nel buco del cul, ovviamente!)
Ora siamo pronti per zappare ettari di zolle da Cavallino a S.Cesarea, via Spongano?

18.3.07

Queste giovani donne...



La vidi quando ero nella corsia di sinistra
andando ad est sul Sunset.
Sedeva con le gambe accavallate
leggendo un tascabile.
Era italiana o indiana o greca
ed io ero fermo al semaforo rosso
quando all'improvviso un colpo di vento
le sollevò la gonna,
Le ero proprio davanti
e guardavo,
e non ho mai visto gambe
così perfette ed immacolate.
Sono essenzialmente timido
ma guardai fisso e così rimasi
finchè il tipo nella macchina dietro di me
non cominciò a suonare.

non mi era mai successa
una cosa simile, prima.
guidai intorno all'isolato
e mi fermai nel parcheggio del supermercato
proprio davanti a lei
nella mia ombra scura
ho continuato a fissare
come uno scolaretto
alla sua prima erezione.

Memorizzai le sue scarpe
il suo vestito le sue scarpe il suo viso.

Arrivarono altre macchine e mi bloccarono la vista.
poi la vidi ancora.
il vento le alzava la gonna lungo le cosce
ed io cominciai a menarmelo.
venni giusto prima del suo autobus.
annusai il mio sperma,
lo sentivo bagnato contro le mutande ed i calzoni.

era un orrendo autobus bianco
e se la portò via.

uscii dal parcheggio pensando,
sono un sgorbio guardone ma perlomeno non mi espongo.

Io sono uno sgorbio guardone
ma loro perchè lo fanno?
perchè hanno quell'aspetto?
perchè lasciano che il vento faccia così?


tornato a casa mi sono svestito e ho fatto il bagno
uscito
mi sono asciugato
ho acceso il telegiornale
ho spento
e
ho scritto questa poesia.

Charles Bukowski

17.3.07

Amore tossico


Forse una pellicola di denuncia del dramma della droga, per non (s)cadere nel moralismo d'accatto o, peggio ancora, nell'estetizzazione tipici di tanti lavori sul tema, non può che assumere un taglio fortemente documentaristico, come nel primo lungometraggio di Claudio Caligari, Amore tossico, del 1983.
Penso all'adattamento cinematografico di Trainspotting di Welsh, a mio avviso tradimento completo di un'opera che di autocompiaciuto ed indulgente non aveva proprio nulla, salvo forse l'abilità narrativa dell'autore, oppure alla trasposizione del pure dolentemente necessario Requiem for a dream di Selby. Esercizi di stile registico indubbiamente accattivanti, ma forse più adatti - come se ne avessero bisogno - a rimpinguare la rotazione video di un Mtv o rilanciare l'abbigliamento vintage, che ad indagare la piaga della tossicodipendenza.
Amore tossico è altro: drogati veri che interpretano sé stessi, scene quasi insostenibili nella loro crudezza - a mia memoria, eguagliate in materia solo dalla pera nel collo di Christiane F., in un'opera di non paragonabile caratura, beninteso - eppure necessarie, chirurgicamente funzionali a mostrare, impietosamente, le macerie di una realtà nell'unica pietas possibile, forse: quella della sospensione di qualsiasi giudizio. Sino al culmine di un epilogo secco ed asciutto, logico atto finale d'una parabola tragica - cesura netta che evoca, non a caso, il finale di Una vita violenta pasoliniana.
Pasolini, appunto, generosamente e talvolta candidamente citato: l'agghiacciante metastasi delle estreme borgate romane fine anni '70 - ritratte "in quel colore eterno d'estate" - e la loro residua umanità di condannato sottoproletariato, l'epilogo ai piedi del monumento in sua memoria all'idroscalo di Ostia, il protagonista raffigurato come un Christus patiens del Mantegna o di Cimabue - didascalismo, quest'ultimo, forse eccessivo, attinto stavolta dal patrimonio filmico (Mamma Roma) del Martire Luterano.
Qualcuno vi vedrà forse presunzione, ma personalmente credo sia onestà intellettuale da parte del regista, non nascondere l'influenza esercitata da un poeta come quello di Casarsa sulla propria formazione, etica prima ancora che professionale. L'indimenticabile ultima lezione, per chi abbia cuore e nervi di farla propria, di quel genocidio culturale operato dall'omologante società dei consumi, a giudizio del Corsaro vero nodo del dramma della tossicodipendenza: annunciato suicidio nonché omicidio di tanti giovani che, come ebbe straziato a profetizzare, "la pagheranno carissima e mi fanno pena".

16.3.07

L'odore del napalm al mattino

Come molti avranno appreso dai media, la resistenza dei ribelli filo-fernandiani, guidata dai subcomandanti Cherlos e Vilcos, porta avanti ormai da 15 giorni una strenua occupazione militare del blog di Orazio, ultimo avamposto dell'Impero del Male eretto dal giovine tiranno francavillese.
I cui medoti "insani" - noti da anni dai banchi della IIIF alle desolate lande paludose di confine Pescara-Francavilla, sino ai negozi di souvenir spagnoli (Sagrade Familie in marmo) e dell'entroterra abruzzese (spadoni e balestre in latta) - con cui prese il potere scalzando scaltramente il patriarca Fernandel, stanno in queste ore subendo colpi letali.
Alla fase transitoria (di ortodossia marxista-leninista) di dittatura del proletariato,
essenziale nello sgominare il potente cartello pluridecennale Lalli/Gigimoto/Edicolante porno,
seguirà una novella Età dell'oro socialista, con relativa collettivizzazione dei beni accumulati negli anni dal despota (ormai datosi alla macchia, riparando, pare, nel rifugio sul Gran Sasso):
dalla Honda "civic" allo scooterone erede del mitico Quarz, passando per la collezione di vhs di Sean (Connery) ed i cd di Michael (Bolton), sino ai 2 recenti computer ed al vecchio Nintendo, oltre alla canoa ed al set di cellulari gemelli Nokia (con annesse batterie di riserva sino al 2025).
La dimora imperiale di viale Alcione diverrà Casa del Popolo, quartier generale dell'Esecutivo bolscevico, nonchè residenza estiva del Grande Vecchio e Signora, cui verranno restituiti i poteri di cui godevano dall'Ancien Régime, ma a titolo puramente onorario.
Un altro mondo è possibile, compagni! Unitevi alla guerriglia di liberazione del fronte francavillese lasciando il vostro contributo presso il link che trovate su questa pagina o nella pagina stessa!
Per disarticolare lo Stato Imperialista Oraziano, colpire ovunque i centri della controrivoluzione angeluccista! Mordi e fuggi. Niente resterà impunito!!
Hasta Fernandel siempre!!! Cherlos e Vilcos

14.3.07

I fratelli Caponi



13.3.07

Vieni a giocare con noi?





Per sempre...
Per sempre...
Per sempre...



12.3.07

Per non dimenticare


Bologna, 11 marzo 1977. Nel corso di scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, Francesco Lorusso, studente di medicina di 26 anni, militante di Lotta Continua, venne raggiunto alle spalle, mentre fuggiva, da un colpo di pistola. Morì sull'ambulanza che lo conduceva in ospedale. Testimoni riferirono di aver visto un agente esplodere una serie di colpi di pistola ad altezza d'uomo, appoggiando il braccio armato su un'auto parcheggiata.

Dall'interrogatorio di Massimo Tramontani, carabiniere ausiliario, uccisore di Francesco Lorusso - prosciolto "perchè aveva fatto uso legittimo delle armi" -: "Una bottiglia incendiaria si è schiantata sulla porta sinistra del mio autocarro... Negli attimi in cui tutto ciò accadeva ho visto un gruppo di persone sulla mia sinistra... Ricordo alcune immagini: quello che ha lanciato la bottiglia; un altro con un fazzoletto bianco sul viso che lanciava cubetti di porfido. Sono sceso dall'autocarro. Mi sono trovato di fronte tutta quella gente, parte della quale continuava a lanciare oggetti, parte stava a guardare il lancio sorridendo, qualche altro si allontanava. Allora ho estratto la mia pistola calibro 9 e ho sparato sei colpi in aria. Dopo i primi due colpi quella gente non si è spaventata. Indietreggiavano ma continuavano a fronteggiarmi. Molti di loro avevano oggetti in mano, ritengo cubetti di porfido. Allora ho fatto due passi verso di loro e, tenendo il braccio alzato, non in verticale, ho sparato uno dietro l'altro quattro colpi.
A questo punto si sono dati alla fuga".

Nello stesso procedimento fu coinvolto anche un Capitano dei carabinieri, Pietro Pistolese, accusato di aver dato l'ordine di sparare, ed a sua volta successivamente prosciolto.

11.3.07

Ma nnì li vide coma facc' ì?



Il titolo di queste esilaranti vicissitudini da fine settimana potrebbe essere: una serata diversa.
Il sottotitolo: ma statt' à la casa!!
La trasferta nella vecchia e cara "Pavma, stazione di Pavma!" di cui si rese incauto protagonista
nella notte di sabato, finì per assumere, in un crescendo proporzionale al numero di lattine di birra vuotate,
le inquietanti sembianze d'una Via crucis da venerdì santo, le cui stazioni maggiormente dolenti hanno visto il nostro Nazareno nell'ordine:
1) imbattersi, fortuitamente (e disgraziatamente), negli ennesimi abruzzesi nel mondo:
pittoreschi fuorisede, manco a dirlo chietini, che non solo osavano ignorare l'esistenza del Cignotto, ma hanno per giunta cercato di bluffare bassamente, forti della sua gradazione alcoolica importante, narrando di fantomatiche birre consumate in loco. Facile prevedere la sdegnosissima ira conseguitane...
2) prodursi, come suo costume debitamente stravolto dall'alcool, in patetici approcci galanti all'indirizzo d'una tal Gilda, psicoterapeuta (pare di ricordare...) amica di amici: i conoscitori ed estimatori del suddetto non faticheranno ad immaginare i toni da tragicommedia inscenati...

3) farsi - suo malgrado - Santa Claus a beneficio di qualche scaltra manolesta da vagone ferroviario, che sfruttandone sapientemente la catalessi etilica, l'alleggerì del peso d'un Ipod, nonchè d'un pacchetto contenente due sigarette due (ma, si spera, sufficienti ad incancrenirgli quantomeno uno dei polmoni uno!).
Sulla tratta Bologna-Milano la famiglia Vichi fa ormai concorrenza alla Upim:
si narra che anni fa la madre si ritrovò in quel di Milano Centrale scalza...

4) infine, novello Bernadette, vedersi apparire, nel tormentato riposo postumale, il Cavaliere in persona, mentre consumava, in vestaglia, un caffè nella cucina di casa sua
(qui tornerebbe utile la dottoressa di cui sopra, ma pare un chiaro caso di Edipo irrisolto..)

Quale, dunque, la morale traibile da questo racconto (o parabola...)?
Che, forse, con il classico senno (da urlante cefalea domenicale) di poi,
è quantomai attuale la saggezza scodavolpiana:
"
Ma nnì li vide coma facc' ì? Lu sabbat' assére vaje a la discuteche, mi scope 'na bummona...
E lu iorn appresse li mann' affangùle!!"
(Eeeh...lo fanno, lo fanno...)

10.3.07

The morning after









 





Non so quante bottiglie di birra
ho bevuto aspettando che le cose
migliorassero.
non so quanto vino e whisky
e birra
soprattutto birra
ho bevuto dopo
le rotture con le donne -
aspettando che il telefono squillasse
aspettando il rumore dei passi,
e il telefono non squilla mai
fino a molto più tardi.
e i passi non arrivano mai
fino a molto più tardi.
quando lo stomaco mi sta uscendo
dalla bocca
arrivano freschi come fiori di primavera:
"cosa diavolo ti sei fatto?
ci vorranno tre giorni prima che tu possa scoparmi!"


la femmina è durevole
vive sette anni e mezzo più
del maschio, e beve pochissima birra
perchè sa che fa male
alla figura.
mentre noi stiamo uscendo pazzi
loro sono fuori a
ballare e ridere
con arrapati cowboys.


be', c'è birra
sacchi e sacchi di bottiglie di birra vuote
e quando ne tiri su uno
le bottiglire cadono dal fondo bagnato
del sacco di carta
rotolando
tintinnando
zampillando grigia cenere fradicia
e birra stantia,
o i sacchi cadono alle 4
del mattino
producendo l'unico suono nella tua vita.


birra
fiumi e mari di birra
birra birra birra
la radio che canta canzoni d'amore
mentre il telefono resta silenzioso
ed i muri si ergono
su e giù
e la birra è tutto quello che c'è.


Charles Bukowski

9.3.07

E lì, m'imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana...

Una mattina in III F.
Protagonisti: Carlo Acerbo (o Cane Carlo) nel ruolo di sé stesso,
Michetti (Marina? Debora? Franca?) nel - tragico - ruolo di sé stessa.

(La Michetti, rivolta alla signorina Simeone)
- Carlo mi fissa sempre: mi sa che un pò gli piaccio...
(L'Acerbo, rivolto al Ballone)
- Certo che quella nuova è bruttissima!


L'altro giorno ho visto Cappa
e ho esclamato: "Che gualdrappa!"
Non è alta, non è bella,
sembra proprio una bidella.
Qui lo dico qui lo nego: io di Cappa me ne frego.
Se mi dice: "Ma chi vvù?"
Io rispondo: "Tzé, pacchiù!!"

Carlo Acerbo, Scritti giovanili, Einaudi, 1997


8.3.07

E' stato mai in qualche posto?


- Io non mi ricordo, a lei, dove l'ho vista..
E' stato mai in qualche posto?
- Ma, sono stato in molti posti...
- E non si ricorda il posto?
- Ma quale, scusi?
- Quello dove io l'ho vista!



Aah... le meraviglie del Tubo!
Saltabeccando avido di cimeli in pellicola in quell'Eden virtuale di youtube - nome evocativo, direi... -, mi sono imbattuto in questa perla archeologica di cui vi omaggio.
Che, assieme con lagrimose risa ai limiti dell'arresto cardiaco, mi ha subdolamente naufragato
nel pelago agrodolce dell'amarcord. Per approdare alle rive lontane di stagioni "elettriche e veloci", fatte di piovosi pomeriggi autunnali, attraversati d'un fiato (come ogni cosa, in quei giorni..) a cavallo della Belva dell'Adriatico #1(alias, inossidabile Typhoon valdoniano) durante gli epici "pomeriggioia" di I liceo;
o di pallidi soli marzolini ed ovatta di nuvole srotolata all'orizzonte dei cuboni del Porto turistico, allorchè il "filone nel filone"(dai previ raid malandri in forno Paris, a cavallo del mio
plastificatissimo puledro Sh Honda) si faceva d'un tratto teatro di sfrenate elucubrazioni
da fortunale ormonale, circa presunti, imminenti congressi eno-erotici in quel di Catalogna,
Terra Promessa di noi maturandi.
Quei tempi di cazzate a mitraglietta (formula genitrice delle future Nastro a nastro) erano spesso e volentieri corroborati culturalmente da infiniti vagheggiamenti circa cattedre universitarie associate, mia e del Valdoni, nel ruolo di docenti (severissimi, nonchè faziosissimi) di discipline cinematografiche
rivisitate e corrette: da una fenomenologia di Manuel Fantoni ad una ermeneutica della finitudine intorno al Ragazzo di campagna. Pregustando, sempre da Capitani coraggiosi in quelle procelle puberali di cui supra, i lubrichi vantaggi accessori che quei ruoli di (stra)potere
ci avrebbero portato in dono.
Tra gli insidiosissimi quesiti d'esame cui sarebbero state sottoposte le nostre future (e volenterose..) studentesse, una vecchia ed annosa questione aperta tra quei due fratelli Verri:
Meglio Totò e Peppino o Totò e Fabrizi? Il dilemma nasceva, com'era ed è costume consolidato tra noi bestiacce, principalmente come lezioso sofismo fancazzista di chi "ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo" ma, ne va dato atto, anche come sdegnosa, puristica protesta contro avvilenti forme di citazionismo dell'ultima ora - à la Paolo Bonolis, per intenderci (ineccepibile professionista dell'apertura pacchi e della degustazione caffè, meno godibile nelle tragiche scimmiottature,
al fianco del pianista di Costanzo, dei due inarrivabili napoletani) - che, spesso, non vanno oltre lo sfoggio dell'abusatissima scena della dettatura della lettera, in Totò Peppino e la malafemmina.
Premesso che è uno di quegli interrogarsi forse vani ed anche ingiusti - come dividersi eternamente
sul prosaico rovescio bimane di Borg o le poetiche stop volley di Mc Enroe, il marmo rosa di Tinì Cansino o l'abborracciata burrosità di Sabrina Salerno... -, a voi l'ardua sentenza; ricordando,
per la cronaca, che il sottoscritto si è faticosamente erto, in polemica col classicismo "peppiniano"
del Ballone, quale alfiere di avanguardismi filo - Aldo Fabrizi.
Sia chiaro, personalmente baratterei in qualsiasi momento una Dolce vita felliniana con un
Totò Peppino e la dolce vita, ma tra due fuoriclasse come il romano Fabrizi ed il napoletano De Filippo, la mia predilezione per il primo, oltrechè per un legittimo de gustibus, nasce dalla convinzione che sia l'unico che, pur perdendo ai punti, regga in piedi fino all'ultima ripresa contro lo scatenato principe, incontenibile ed, ovviamente, definitivo mattatore dell'incontro.
Forse le meccaniche comiche tra Totò e Peppino erano meglio oliate - "C'hai messo l'olio?
- Sì, l'ho ogliata!" - dalle mille assi di legno calcate ai tempi della fame,
ma secondo uno schema che, alla lunga, può rendere meno di quello con Fabrizi,
puro scontro aperto tra due litiganti diversissimi che, per lunghi tratti e per la nostra gaiezza,
si misurano alla pari.
Tre sono i loro match storici: I tartassati, Totò contro i quattro, Totò Fabrizi e i giovani d'oggi
(da cui questo estratto).
Su gerachie in merito non mi avventuro.
Ricordiamo infine, se mai ce ne fosse bisogno, Guardie e ladri, capitolo a parte poichè non comico,
che forse proprio per questo (senza nulla togliere, con ciò, alla mano del maestro Monicelli),
nella miopia e lo snobismo critico dell'epoca, è valso a Totò l'unico prestigioso riconoscimento
non postumo del proprio incalcolabile valore.


"
Li vedi quei bambini? Giocano, ma quel gioco è come la vita:
qualcuno vince e qualcun altro perde.

Non è che io voglio vincere. Ma tu..hai perso."
(Guardie e ladri, 1951)



7.3.07

Grazie Roma!





















Per un'occasione simile, mi prendo la confidenza di rubare il mestiere al buon Montelli

(che, tra l'altro, immagino non troppo loquace - se non per imprecazioni - in queste ore).
Non ci sono parole, solo emozioni in questa notte francese illuminata di giallorosso.
Un'impresa da figurine Panini!
Sia per il risultato raggiunto (ma mò chi ce ferma?!

- Vogliamo il Milan! Sempre che passano, i buffoni... Altro che tifare le italiane, eh Monte'? -), sia per le gufate della vigilia (gli astri di Domenech, si sa, non perdonano...) e l'immensa risposta dell'Armata Spalletti.
Ancora una volta, come il lucidissimo (in ogni senso..) toscanaccio catechizza
dal suo arrivo, è il collettivo a giocarsela - ed in questo caso a stravincersela - guidato dalle sue ben note individualità: Mancini, voto 9, Jucas Casella!!!
Ed a suonare la carica, manco a dirlo, il simbolo di Roma e della romanità:
con il numero 10...
Francescoooo...Toootti!!!
In una stagione in cui lo scudetto sembra (e sottolineo, a'sto punto, il sembra..) già
cucito per la seconda volta consecutiva sulle casacche della pazza (e, risottolineo senza aggiungere altro, pazza) Inter, la Maggica è, comunque vada da qui in poi, nella storia.
Vogliamo sognare stanotte, ma prima ancora ringraziare i ragazzi per questa impresa
ed intonare, con un nostalgico tuffo indietro alle notti magiche di luglio:
Oooo franceseee bastardooooo!!!


5.3.07

Civis Francavillensis Sum


"Ma che, stai a mette i piedi sotto ai miei?"

Da sempre le sortite in terra oraziana sono state prodighe di personaggi
e quadretti boccacceschi: dalla buonanima del benzinaio,
storico acerrimo rivale del vecchio Valdo, stoico nel negare rifornimenti
per un importo inferiore alle 5 mila lire - chiamando in causa, laconico,
presunti congegni di autotaratura delle pompe erogatrici -;
all'ottuagenario gestore dei bagni Lo Squalo (a metà tra "Il vecchio e il mare"
di Hemingway ed Ennio Antonelli in Sapore di mare), il quale,
alla prima increspatura d'onda scorta, per non saper né leggere né scrivere
(e, probabilmente, nemmeno nuotare) issava bandiera rossa, ammonendo severo
noi spavaldi gianburrasca: "Se v'affogate, io là vi lascio!";
passando per l'edicolante dalla nota edicola esplosa (scaltro quanto un agente del KGB con sventurati acquirenti di pubblicazioni vietatissime ai minori),
che non trovando modo migliore di esporre gli arretrati che la stipavano, dal signor Bonaventura all' Intrepido, pensò bene di allestirli sul marciapiede di viale Alcione,
sconfinando fino alla pensilina del 21; per arrivare alla temutissima famiglia dei Lalli,
ladroni di comprovata fama, possessori nell'intera giurisdizione teatina,
del cartello della celeberrima pizza gnè nu ped' (come un piede, ndt),
secondo tradizione da innaffiarsi con l'altrettanto famigerata birra call' (calda, ndt)
e rigorosamente analcolica di casa Angelucci.
(..Che ingrati che siamo, ed il buon Orlo che c'ha sfamato, vestito...).
Ma questa sorta di terra promessa sarebbe rimasta Eldorado
di pochi eletti pionieri se, d'un tratto, il dialetto delle tribù locali non avesse contaminato l'idioma pescarese.
Sempre più spesso, ormai, s'odono infatti tra i vicoli dei bagni borbonici
o le tonnare della marina, "parole che dici arcane", quali taraff, pic, ed altro.
Giunti a questo punto, pare dunque doveroso fare ordine.
La struttura completa di questo urlo di battaglia della tarda era Mesozoica
è, come molti forse già sapranno, Taraff, Pic, Coc, Der (oppure Derr, dipende dalla tribù di provenienza), Bucalatrecchie (o alla crecchie).
Superate le diatribe interpretative circa l'etimologia dei primi quattro versi - rispettivamente, Che tu vada a fare nel culo, Pene, Vagina, Sacca scrotale, nell'accezione di individuo non particolarmente acuto -
resta apertissima la disputa degli studiosi intorno all'ultimo verso;
il cd Buco alla trecchia o alla crecchia, stando alle più recenti pubblicazioni del dipartimento di archeologia di Oxford, presieduto dal dott. Cherstich Luca
(alias Cherlo), pare consista in una perforazione violenta e lacerante
nell'area pubica femminile (praticata, si ipotizza, nel corso di rituali orgiastici
beneauguranti prosperità per le giovinette autoctone).
Tuttavia, la spessa coltre di mistero in materia pare ancora lungi
(a differenza della trecchia) dall'essere bucata.
In ultimo, pare doveroso ricordare l'episodio scatenante
la contaminatio linguistica in questione:
pare che il buon Fernando (noto ai più come Fernandel o Sor Tutina
- dal consueto abbigliamento domestico sfoggiato -),
nel corso di una tenzone verbale con una mendicante di origine slava
("papà è di Zara!!" - ma questa è un'altra storia.. -)
abbia, a mò di esorcismo dell'anatema ricevuto dalla suddetta questuante,
scagliato, dal finestrino della celeberrima Renault 5, i suddetti arcaici improperi, suscitando prima lo sgomento, poi la fatale fascinazione del buon Orazio
al suo fianco.
Da ciò, l'ardita ipotesi, dal suddetto caldeggiata, di presunte doti parasciamaniche
del buon Fernando - ad ogni modo, indiscusso supremo sacerdote del Taraff -.