28.2.07

Il fascino discreto della borghesia


"Non sono cose che mi spaventano,
continuerò a fare l'informazione libera
che ho sempre fatto
e a vivere come ho sempre vissuto.
Non mi faccio certo intimidire."


Carlo Rossella


Ah.. nostalgia, nostalgia canaglia...
Sempre più sbiadite, nel ricordo,
le istantanee della nostra fanciullezza:
il placido riflusso che ci cullò negli anni '80,
l'irresistibile sex appeal craxiano,
gli impagabili polsini dell'Avvocato,
l'Eldorado brianzolo del futuro Pontefice...
afrori ammaliatori d'amaro Ramazzotti nella Milano da pere...
(pardon, da bere).
-
Sentivo Gianfranco D'Angelo..poi nulla..sul far della sera -.

E' così che, in queste stagioni sì avare di uomini che non debbono chiedere mai,
scaldano il cuore quasi quanto l'Averna (giacchè si era in tema di amari..)
le parole d'un arbiter elegantiarum d'altri tempi.
Degno successore, nella direzione del Tg5,
d'un inarrivabile purosangue dell'informazione quale Mentana.
Raro esempio di filo a piombo nella spina dorsale - oltrechè, beninteso,
inconfessabile capriccio erotico delle abbonate a Vanity Fair -:
non ne ha per un istante fiaccato il nerbo
l'odore pungente di piombo che di questi tempi torna a violentare nari
ed atterire animi di pavidi, timorati tele-elettori.
Sprezzante dei rischi del mestiere,
neanche per un istante gli inquietanti avvertimenti
del neo Partito Armato hanno saputo distoglierlo
dalla sua missione professionale.
Grazie, Carlo.
Per aspera ad astra...via Billionaire.

26.2.07

E brava Giulia!

























La vita non è facile
Ma a volte basta un complice
e tutto è già più semplice


Le recenti vicende politiche italiane hanno fugato, se ancora ce ne fosse,
ogni dubbio sull'attualità dei classici.
Da Omero a Dante, passando per il Nostro senatore a vita.
Qualora non aveste ancora avuto modo di spegnere la vostra sete
di "verità, nient'altro che la verità" nelle memorie del suo avvocato,
deputata di Alleanza Nazionale, Giulia Bongiorno,
neo eletta alle elezioni politiche 2006 in qualità
di "esponente di spicco femminile della società civile",
segue qui un breve riepilogo delle stazioni
della Via Crucis giudiziaria affrontata dal Nostro.

Giulio Andreotti è stato rinviato a giudizio presso il tribunale di Palermo
con l'accusa di associazione mafiosa.
La sentenza di primo grado, emessa il 23 ottobre 1999,
lo ha assolto per insufficienza di prove, mentre la sentenza di appello,
emessa il 2 maggio 2003, distinguendo il giudizio per i fatti fino al 1980
e quelli successivi, ha stabilito che Andreotti, aveva "commesso"
il "reato di partecipazione all'associazione per delinquere
concretamente ravvisabile fino alla primavera del 1980",
reato però "estinto per prescrizione".
Per i fatti successivi alla primavera del 1980
Andreotti è stato invece assolto.
- La sentenza emessa nel 2003 dalla Corte di Appello di Palermo
parla di "una autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell'imputato
verso i mafiosi fino alla primavera del 1980" -.

Sia l'accusa che la difesa presentarono ricorso per Cassazione.
La sentenza emessa della Cassazione il 15 ottobre 2004 confermò
quanto stabilito in appello. Nella motivazione si legge:
"Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche,
ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo
non nei termini riduttivi di una mera disponibilità,
ma in quelli più ampi e giuridicamente
significativi di una concreta collaborazione".

Per quanto concerne il suo coinvolgimento nell'omicidio Pecorelli,
Andreotti fu assolto in primo grado, successivamente condannato
a 24 anni di reclusione dalla Corte d'Assise d'Appello di Perugia
con sentenza emessa il 17 novembre 2002,
e quindi definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione.

24.2.07

La verità è un argomento da ubriachi



"Quando è tardi e per le strade scivolano sguardi
di gente che ha sol fretta di tornare
e i cinema si chiudono ed i caffè si vuotano
per le strade, assieme al freddo e ai tristi canti opachi
sono rimasti gli ultimi ubriachi,
un ciondolare stanco, verso il nuovo bianco giorno che verrà.
Si discute delle rivoluzioni mai vissute e degli amori fatti di bevute
e di carriere morte nel bicchiere,
nelle sere a gambe aperte con il mondo in mano,
cantando mentre sputano lontano
come se fosse in faccia all'universo.
E li vedi girare lenti strascicando i piedi,
parlare forte a tutti od a nessuno
o piangere aggrappati ai muri, stanchi e addormentati.
L'ora vola e il vino amico o ammazza o li consola,
e il vino li fa vivere o morire
e la tristezza solita o li uccide o se ne va.
E li vedi girare lenti strascicando i piedi,
persone strane, sogni a cui non credi,
stagliarsi contro il cielo che si imbianca
nella stanca mattina che si riempie già di vita,
piangendo un'altra notte che è finita,
attender non sai dove quando il buio tornerà."


Dedicato ai miei godfathers di blog Montelli e Cirello
ed alla nostra own private Paris Dabar di un pò di postumi fa.
Vecchi cinici ubriaconi (specie il primo, che dovrebbe annoverarmi in libro paga
in qualità di precettore, e invece ormai mi copre solo di insulti e minacce,
ferito nel suo suino orgoglio dalle mie, doverose direi, censure linguistiche...
- E non ho nemmeno infierito, sappilo! - ),
so già che schernirete nei secoli il mio sentimentalische dictu
ma, strascinandomi lungo umidi portici all'alba,
alla rabbiosa ricerca d'un buco,
non potevo che ritrovarmi in uno dei vangeli a me più cari:


"Ci vorrebbe qualcuno con cui ridere, parlare..
ma non con una puttana..un amico.

Ecco... gli amici, quelli sì!
Proprio una gran voglia di vederli, di star con loro..
Ma a quest'ora, l'unica è andare a casa."


23.2.07

O capitano! Mio capitano!



Quantomeno inopportuno, il Pontificato del Sor Mortazza, nella sua Caporetto.
Proprio ora che mi apprestavo ad una tirata micidiale su vecchie e nuove (presunte) Br,
vecchie e nuove omertà di Stato ed ipocrita connivenza di sinistra istituzionale e sindacati,
da Berlinguer a Fassino, da Lama a Cofferati. Ma tant'è. Vorrà dire che potrò godere
di qualche altro mite trastullo all'ombra dei porticati felsinei (Se solo non fosse per quei dannati zozzoni con cavalli da combattimento al seguito! Cinese, ma dove sei quando ti invoco?)
Due paroline sulla Caduta di Prodi sarà, dunque, d'uopo spenderle:
confesso che, sinceratomi tempestivamente, da rapida scampanellata alla sig.ra Flavia
in quel di via Gerusalemme, che nella caduta pistacchi ed interiora suine abbiano egregiamente preservato le terga del Professore, ben poco interesse ha lasciato in me la restante vicenda.
In soldoni - per saccheggiare prosa al Cirello - :
se su questioni quali la Tav, la base 2 di Vicenza, l'ottima riforma elettorale - dono di fine legislatura gentilmente offerto dal Portatore Nano di democrazia - , le leggi ad personam,
fino alla questione delle "missioni di pace" ed allo sgambetto della vecchia volpe Giulio sull'affaire Afghanistan che segnò il rovinoso ruzzolone cui supra,
quel bel circo Barnum che (era?) il Polo (o Ulivo? Boh? Non gli sto più dietro a questi, ormai...) - pur avvolta nella densa nube di fumo del proprio programma - si gonfiò il petto di epica volontà di cambiamento, prospettato al proprio sfinito elettorato, rispetto alle macerie ancora fumanti del Miracolo Italiano, per poi in nulla discostarsi dal capolavoro del Piano Quinquennale precedente... Beh, da parte mia, all'assoluta mancanza di delusione e/o sorpresa per questo epilogo anticipato di legislatura (storia recente, peraltro, dei governi pre - Era Silvio) non può che sommarsi un mai sopito scorno (di matusa) nel constatare come un certo Conduttore di televendite per un lungo quinquennio abbia legiferato a spron battuto con una maggioranza blindata che neanche i migliori monocolori democristiani. Mentre la cosiddetta sinistra? Quella che pareva dovesse traghettarvi fuori dall'incubo? Provare a garantire un minimo di argine contro una progressiva deriva del Paese verso realtà sudamericane, direi?
A quest'ora reposino...


21.2.07

Io sono più uomo di tutti voi messi assieme!



Professore, lei non sa
- dice oggi Monica -
Che la personalità
Se la può permettere
Se la può concedere
Solo una piccola élite
Il cantante, l’attore, eccetera eccetera..

E l’antidoto che ho
Al futuro anonimo
E’ la scritta Calvin Klein
E’ la firma D&G
Tatuata sugli slip
Sopra la vita dei jeans
Che quest’anno va bassa, va bassa!

Ed i cantanti dalle radio cantano
Ed ogni anno foglie morte cadono
I calendari cambiano
I centravanti contano
E tutto il resto è inutile.


20.2.07

About a boy







About a boy beyond it all
About a boy beyond it all
Just a little boy
who will never grow

Patti Smith




Ricordare Kurt Cobain, per chi davvero ha amato la sua musica,
è ricordare la propria adolescenza: le nostrane reginette di balli scolastici
che non ti guardano se non per sfotterti, i capitani di squadre della scuola
che non ti parlano se non per minacciarti.
E' ricordare il proprio gruppetto di nerds, capelloni in magliette di gruppi metal,
quattrocchi con l'apparecchio ai denti le cui inutili, frustrate esistenze
vennero stravolte da una dolente, feroce, lacerata voce
che urla una storia che è la tua,
un morso, un vuoto che hai dentro da sempre.
Rasoiate di Fender Jaguar, muri di amplificatori Marshall,
unica risposta a quella vita che da una vita odi, ricambiato.
Un enorme vaffanculo. Nevermind! Chissenefrega!
La violenza catartica del punk. Il '77 della Generazione X.

Sono lontani quei giorni, Kurt se n'è andato, strappato da qualcuno
o forse soltanto dalla sua stessa vita, al dolore che non era mai riuscito
a strapparsi di dosso.
I must have died alone
a long, long time ago
...
Kurt se n'è andato ma la sconfitta, la rabbia di quei quindicenni,
sotto il narcotico cinismo del tempo che passa, ancora brucia lo stomaco.
Brucia la sua voce dentro chi non ha mai smesso di ricordarlo, di amarlo
per averci reso meno soli,
in un mondo che ci aveva condannato alla nascita.
Chissenefrega!
Non abbiamo mai voluto un posto in questa società,
ma una società nella quale valesse la pena avere un posto.
Our little group has always been and always will until the end.
So, well, whatever...Nevermind!


Ciao Kurt.



19.2.07

La leva calcistica della classe '67


Ma Nino non aver paura
di sbagliare un calcio di rigore

Non è mica da questi particolari
che si giudica un giocatore

Un giocatore lo vedi dal coraggio
dall'altruismo e dalla fantasia

18.2.07

Le ragazze che seguivamo


Le ragazze che un tempo seguivamo fino a casa
ora sono delle barbone,
o una di loro è quella vecchia megera
che ti ha picchiato con il suo bastone da passeggio.
Le ragazze che un tempo seguivamo fino a casa
siedono su padelle in case di riposo,
giocano alle piastrelle nel parco pubblico.
Non si tuffano più
nelle onde bordate di schiuma,
quelle ragazze che seguivamo fino a casa,
non spalmano più i loro corpi d'olio
sotto il sole,
non si agghindano più
prima dello splendido specchiarsi,
quelle ragazze che noi seguivamo fino a casa.
Quelle ragazze che seguivamo fino a casa
sono andate da qualche parte,
qualche per sempre.
E noi che le seguivamo?
Morti in guerra, morti d'infarto, morti di nostalgia,
i nostri sogni sono sogni tv.
I pochi di noi,
così pochi si ricordano
le ragazze che seguivamo fino a casa.
Quando il sole sembrava brillasse per sempre.
Quando la vita si muoveva così nuova e strana
e fantastica
in vesti luminose.

Io mi ricordo.




17.2.07

Senza la mia paura mi fido poco

Rischiavano la strada
e per un uomo
ci vuole pure un senso
a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev'essere rischiare
ma forse non voler più sopportare


Fabrizio De André


Manifestazione a Vicenza, oggi.
Ancora libere associazioni mentali.
Dal mio osservatorio niente affatto privilegiato
- pavido, semmai, e forse qualunquista -
pensieri niente affatto rassicuranti.
Pensieri che tornano al G8, allo Stato,
nella fattispecie al nostro Stato
democratico e liberale, con una terminologia
polverosa Stato borghese,
Stato gendarme.
Stato che, al bisogno, spara; al bisogno
"reprime"
- per mantenerci entro
ipocriti eufemismi borghesi -.

Pensieri che tornano ai morti di
Reggio Emilia (1960),a Francesco Lo Russo (1977),
a Carlo Giuliani (2001), alla ragion di Stato - sornionamente
evocata dal Kossiga dei suoi salotti più ciarlieri -, la ragion
di quello Stato che depone lapidi sul 12 dicembre 1969,

su piazza della Loggia a Brescia(1974), sul treno Italicus(1974),
sulla stazione di Bologna(1980).

Pensieri che tornano all' Io so di Pasolini,
Io so ma non ho le prove
.

Non c'è sufficienza nel mio rispettare quell'urgenza,
che definirei - ancora retaggi veteromarxisti - dialettica,
di chi manifesterà il suo dissenso all'ampliamento della base Usa.
Non c'è sufficienza ma neppure piena adesione.
Qualcuno disse che, oltre una certa soglia, l'inconsapevolezza
da alibi diventa colpa.
Conclusione atroce ma, forse, proprio per questo realistica:
in una società
come questa, forse diventa colpa l'inconsapevolezza
di cosa
rappresenti lo Stato nelle sue forme di prevenzione,
repressione, ritorsione;
diventa colpa l'inconsapevolezza circa chi,
o meglio, cosa ci si possa trovare di fronte
nell'ostinato
non voler rinunciare a quella dialettica del dissenso,
diritto civile fondamentale, astrattamente inviolabile.
Inconsapevolezza che fu delle vittime nella scuola Diaz
e nelle strade di Genova, che fu degli operai reggiani uccisi
dalle forze dell'ordine nel luglio 1960, inconsapevolezza che fu,
in qualche modo, anche degli abitanti della Val Di Susa
quando, mesi fa, si sono detti contrari alla costruzione della TAV.

Colpevole inconsapevolezza che, si spera,
non sia
anche dei manifestanti di Vicenza.



16.2.07

Il televisore di Jean


Fila via liscia ed equilibrata, adesso,
la mia vita. Ma chi può dire
che non sbanderà mai più?
Stamattina mi sono ricordato
di una ragazza che ho avuto subito dopo
il fallimento del mio matrimonio.
Una ragazza dolce, di nome Jean.
All'inizio, lei non aveva idea
di come stavano messe male le cose.
Le ci volle un po'. Ma mi voleva un sacco
bene lo stesso, diceva.
E sono sicuro che era vero.
Mi permise di vivere a casa sua
da dove portavo avanti
la squallida impresa della mia vita
per telefono. Mi comprava
da bere, ma mi diceva
che non ero un ubriacone
come dicevano gli altri.
Firmava assegni per me
e li lasciava sul cuscino
prima di andare a lavorare.
Mi regalò una giacca Pendleton
quel Natale, una giacca che porto ancora.
In cambio, io le ho insegnato a bere.
E ad addormentarsi
con i vestiti ancora addosso.
A svegliarsi
in lacrime nel cuore della notte.
Quando me ne sono andato mi ha pagato due mesi
d'affitto e mi ha prestato
il suo televisore in bianco e nero.
Ci siamo sentiti per telefono,
mesi dopo. Era ubriaca.
Anch'io ero ubriaco, come no.
L'ultima cosa che mi ha detto è stata:
Rivedrò mai il mio televisore?
Mi sono guardato attorno nella stanza
come se il televisore potesse d'un tratto
riapparire al suo posto
su una sedia da cucina. Oppure
uscire da un ripostiglio
e rivelarsi. Ma quel televisore
se n'era già andato da settimane.
Il televisore che Jean m'aveva prestato.
Però a lei mica gliel'ho detto.
Ho mentito, naturalmente. Presto,
le ho detto, molto presto.
E ho riattaccato subito
dopo, o subito prima, di lei.
Ma quelle mie parole impastate di sonno
mi davano la sensazione d'esere arrivato
al capolinea. E poi, dopo essermi lasciato alle spalle
quest'ultima menzogna,
potevo riposarmi.



15.2.07

La vergogna di essere umano



Se son d'umore nero, allora scrivo - direbbe il Guccini a me più caro. Ma, per una volta, proverò a dare un respiro più ampio al nero delle mie, spesso sterili, frustrazioni quotidiane. Cresce in me, ultimamente, forse a compensare l'indurimento delle arterie, una certa fede nella proficuità delle libere associazioni mentali.
Così, giorni fa, alla nausea quasi sartriana suscitata dal supplizio televisivo incrociato - del Gatto Giuliano dal suo salotto de La7 e del Primo Ministro (di sedute spiritiche) da qualche trattoria dell'Emilia, suppongo - sul tema delle presunte nuove Brigate Rosse, ho istintivamente risposto sottoponendomi all'ennesima visione di un capolavoro a mio giudizio (di mancato cinefilo) assoluto. Lascio a voi vivere o rivivere le sensazioni che un'opera simile può genererare, vuoi per il soggetto - la vicenda umana di un carneficie e della sua vittima nel contesto della dittatutra militare di Videla in Argentina - vuoi per l'asciuttezza e, aggiungerei, il pudore narrativi e stilistici di cui l'autore è stato capace. Sono proprio le parole di Marco Bechis a meglio compendiare il personale retrogusto lasciatomi da questo film, insieme con sbiaditi fotogrammi di una Nazionale di calcio argentina campione del mondo 1978.


"Non c’è niente che avrei potuto fare in quell’epoca e che potrebbe permettermi di vedere
Garage Olimpo senza sentirmi ugualmente miserabile. Perché è la vergogna profonda
di essere argentino, di essere umano, di appartenere alla specie capace di una condotta simile. Siamo macchiati, lo saremo sempre.
Garage Olimpo rinnova questa vergogna
e io, personalmente, gliene sono grato".


Marco Bechis


14.2.07

Magda, tu mi adori? Allora lo vedi che la cosa è reciproca?

Interno giorno. Alba livida. Lettere e numeri mi ipnotizzano dalla tastiera in suggestioni kafkiane. Il mattino ha l'oro in bocca...
Il mattino ha l'oro in bocca...
Il mattino ha l'oro in bocca...

Come temevo, niente asce nel ripostiglio.
E così, illuminato da Tony - il bambino che sta nella mia bocca e che mi dice le cose - mi risolvo a far ticchettare quella dannata di alcune considerazioni - di matrice palesemente nevropatica -.

Da quando l'ortodossia onanistica della stagione puberale (verde età in cui il mio alter ego Landru ancora si trovava ad uno stadio fetale..) evolvette, nella senilità, in forme di parascientifico vojeurismo, ricorrenze come quella odierna rappresentano proficui laboratori di ginnastica del mio personalissimo "empirismo eretico" intorno al grado zero di umanità di cui si fa ormai portatore un sempre più inquietante campione di (presunta) umanità, organizzata socialmente in forme collettive minime, tecnicamente definibili "coppie".
In un crescendo di atrocità che azzarderei a definire sadiane, lo sguardo si posa talora sgomento, spesso incredulo, comunque irrimediabilmente impietoso, sulla latitanza di comunicazione, affettività, tout court umanità, ravvisabile tutt'intorno: nella compulsività, telefonica o di sms che sia - cadenti teatri ove assistiamo ormai coattivamente da impotenti spettatori, qualunque luogo pubblico incautamente osassimo frequentare - , nello "struscio" di cui corsi e passeggiate di mezza Penisola si fanno scenario nei finesettimana ed, infine, acme inarrivabile, nei - sempre più numerosi - locali pubblici muniti di maxischermi per la visione delle partite di calcio.
(Lussuosi ristoranti che incorniciavano agghiaccianti quadretti familiari dipinti da Bret Easton Ellis nei suoi romanzi - da Meno di zero a Lunar Park - ancora mancavano di questo fatale valore aggiunto...).
Ecco, nell'analisi di quest'ultima categoria, ammetto, non senza una punta di autoindulgenza, di riuscire ancora a scorgere in me vaghe forme di pietas:
nel (masochistico, lo ammetto) smarrirmi in occhi, a loro volta smarriti nel vuoto, delle dolci metà di quei fervidi sostenitori della propria squadra del cuore, per un attimo
(previa attenta ponderazione della mole del sostenitore in questione) ho fantasticato d'epici colpi d'ala con cui traghettare alcune di queste diafane, ingenue creature verso più gratificanti o, quanto meno, meno "soprammobiliari" stesure di romanzo erotico / sentimentale.
Ma, fatalmente, è nella candida schiuma del boccale che finisce per rovinare ogni mio slancio pindarico, e nel soave mescolio d'amaro retrogusto di rose mai colte con altrettanto compiaciuta amarezza di luppolo...vengo restituito al mio personale, imperituro romanzo erotico / sentimentale.
Così, mi auguro, sarà anche oggi, quando potrei decidere di dedicare, ancora una volta indulgente, una delle consuete, infinite sbicchierate anche ai cadaveri danzanti di questo ballo mascherato della...contemporaneità?


13.2.07

Straziante, meravigliosa bellezza del creato...

Ma qual'è la verità? E' quello che penso io de me? O quello che pensa la gente? O quello che pensa quello là lì dentro?

Cosa senti dentro di te? Concentrati bene, cosa senti?


Sì sì, sento...quarcosa che c'è..


Quella è la verità. Ma...sssh..non bisogna nominarla. Perchè, appena la nomini, non c'è più.





Postumi importanti stamani (penetrazioni bestiali!! - chioserebbe sornione un figuro ben noto agli affezionati lettori, il quale proprio in queste ore dovrebbe star officiando, tra fiamme urlanti, lavacri purificatori nei Paesi Bassi -).
Sostituirò, dunque, il medicamentum animi di consueto dispensatovi dalle mie parole, con la segnalazione di uno dei lasciti a mio avviso più poetici del Pasolini regista, nonchè ultimo film interpretato da Totò: Che cosa sono le nuvole, unico episodio per la regia di Pasolini all'interno di Capriccio all'italiana(1967).
Salvo siate fan "accanati" del principe de Curtis
(e non vedo perchè non dovreste esserlo..) vi consiglio di cercare sul Mulo direttamente l'episodio in questione.
(Recentemente m'è capitato di scaricarne una versione molto ben restaurata)
Scaricate, gente, scaricate...
Io torno a fronteggiare le rivolte intestine
(leggasi intestinali, nda)








11.2.07

Ma sai che dopo tanti anni... sei sempre un coglione?


Ci vorrebbe qualcuno
con cui ridere, parlare..
ma non con una puttana...
un amico.

Ecco: gli amici, quelli sì!
Ho proprio una gran voglia di vederli,
di star con loro...
Ma a quest'ora,
l'unica è andare a casa.



...Tarantolata contrazione delle natiche, mani due spugne,
lingua felpata, quella pavida, meschina consapevolezza
di non potersi, ormai, più sottrarre alla propria Gomorra...
Stavolta, però, non vi sono Madonne del Freddo
all'orizzonte, nè penetrano le nari robuste fragranze
di vitigni cantina Don Gino e Signora Malfisia (in Acerbo)
Eh no..qua vedo solo un dannato cursore lampeggiante
ed un abbacinante candore accusatore...
muto promemoria di quanto sei stronzo
a lanciarti in queste imprese!
- Dài, facciamo 'sto blog, che va di moda!
Che tanto poi due cazzate me le invento...
Scrive pure Montelli! Non posso scrive' io? -
(E mò ti voglio: prevedo volatili per diabetici...)
Vabè, comunque il primo post (ho scritto bene, Cire'?)
è tipo primo giorno di scuola: non si interroga...
Quindi temporeggio (bevendo spuma), nonchè infilandoci
due ringraziamenti (doverosi e sentiti, però..)
- della serie PERSONE SENZA LE QUALI TUTTO QUESTO
(ma questo de che, poi?)NON SAREBBE STATO POSSIBILE-:
Cirello per l'ardore pionieristico e la vibrante testimonianza,
"deamicisiana" direi, da novello piccolo scrivano fiorentino,
curvo sul calamaio nelle ore di riposo dei giusti
durante il (sì breve..) periodo del Motorshow;
Montelli per l'aspetto più propriamente tecnico
(odo risate che definire grasse sarebbe un eufemismo..):
sua, però, la paternità indiscussa di questo PC -
Lui l'ha creato, Lui lo può distruggere!
(basta che ci si siede sopra..) -
Ed, ovviamente, tutti gli altri imbecilli
che troveranno il dovuto spazio su queste pagine,
delle quali sono (e qua mi deve partì Cocciante
con "Per un amico in più") forse l'unica ragion d'essere.

A presto, Taraff!!





Check out my Slide Show!

Rallegramenti!


C'erano due ragazzi, allora, nella città
ed erano amici la notte e il giorno

Camminavano assieme nelle strade
e stavano assieme
dentro i bar e le sale da ballo

e andavano dietro alle stesse ragazze

Erano amici come, forse,
tanti altri lo erano
ma loro credevano, in quel loro rapporto,

di essere speciali

Forse, furono proprio quelli gli anni giusti
Gli anni in cui quei due individui
camminavano nelle strade,
nelle piazze e nei giardini

della loro città